Raffaele Maruffi
Durante la Resistenza era stato partigiano, con il nome di battaglia di "Ferruccio", nella II Divisione Garibaldi operante in Valle di Lanzo. Catturato dai nazifascisti durante i massicci rastrellamenti del marzo 1944, il giovane, dopo un periodo di detenzione alle carceri "Nuove" di Torino, era stato deportato in Germania. Prima tappa, il 20 marzo del '44, nel lager di Mauthausen (il numero di matricola di Ferruccio era 58973), poi in quelli di Gusen 1, Schwechat, Gusen 2 e, infine, di nuovo in quello di Mauthausen, dove era rimasto sino al 5 maggio del 1945, quando i sopravvissuti furono liberati. Tornato in Italia un mese dopo, Maruffi s'impegnò subito per mantenere vivo il ricordo degli orrori dei campi di sterminio. Divenuto dirigente dell'Associazione Nazionale Ex Deportati, ha dato impulso alle iniziative rivolte agli studenti e all'organizzazione di viaggi nei luoghi della deportazione, dei quali ha scritto in molte occasioni e soprattutto nel volume "Fermo posta Paradiso (Lettere nell'aldilà)". Il libro – edito dalla Ramolfo Editrice – comprende una lettera a ciascuno dei 77 amici morti nei vari campi nazisti, 40 lettere scritte ai compagni sopravvissuti ai lager e morti dopo il ritorno in Italia e le testimonianze delle vedove di coloro che furono portati in Germania con la forza e non tornarono più. Con voto unanime del Consiglio comunale, Ferruccio Maruffi ha ricevuto, il 27 ottobre 2005, il "Sigillo Civico". L'onorificenza – che in passato era stata assegnata anche a Norberto Bobbio e ad Alessandro Galante Garrone – gli è stata consegnata, nella Sala Rossa di Palazzo Civico, per il "suo impegno sociale e la passione civile antifascista". Oltre che a Maruffi, il "Sigillo Civico" è stato consegnato anche al professor Simone Teich Alasia.