Mario Paolini
Nel 1940 era stato chiamato al servizio di leva. All'entrata in guerra dell'Italia, fu mobilitato sul Fronte occidentale. Passò poi, come sergente radiotelegrafista, all'aeroporto di Elmas e, di qui, in Russia. Rimpatriato nel marzo 1943, al momento dell'armistizio si trovava al Deposito reggimentale. Raggiunse la sua città e subito si impegnò nell'organizzazione dei primi gruppi di partigiani apuani. Comandante di distaccamento della 48ª Compagnia "Campiglia", a metà settembre del 1944 si offrì per un rischioso attacco contro un reparto tedesco che aveva dato alle fiamme il paese di Canevara. Così la motivazione della M.O. al V.M. ricorda l'ultima azione di Mario Paolini: "Primissimo nella lotta di liberazione di Apuania, si distinse in numerose azioni per ardimento e sprezzo del pericolo. Caposquadra comandante di una pattuglia, volontariamente si offrì per una rischiosa azione contro un reparto tedesco che, dopo di aver dato fuoco al paese di Canevara, sfogava la sua rabbia contro la popolazione inerme. Appostatosi con i suoi uomini, sgominò i primi nuclei nemici che, ebbri di distruzione, abbandonavano il paese ancora in fiamme e, piombato sul grosso del reparto tedesco, lo mise in fuga con raffiche di mitra e con lanci di bombe a mano. Ancora non pago di quanto aveva compiuto, continuò nell'azione e attaccò un forte nucleo che si era sistemato in difesa, ma mentre alla testa dei suoi partigiani era per raggiungere la posizione, cadde colpito in fronte da un proiettile che troncò la sua giovane esistenza. Fulgido esempio di ardimento". Il nome di Mario Paolini è inciso, con quello degli altri caduti partigiani e civili della zona, su una lapide apposta al Sacrario "La Tecchia" nella zona di Antona, dove allora passava la Linea Gotica. Al giovane partigiano sono intitolate anche una via di Roma e la scuola elementare di Castagnetola (Massa).