Mario Argenton
Ufficiale dell'Esercito Italiano, Maggiore di Artiglieria a cavallo, decorato con Medaglia d'Argento e Croce di guerra al Valor Militare nella campagna di Russia, con due promozioni sul campo.
Componente del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà, in rappresentanza delle Formazioni Autonome e Militari per il Partito Liberale Italiano (PLI).
Il 25 luglio 1943 Mario Argenton, che si trovata a Roma già dal mese di gennaio, viene designato Capo dell'Ufficio Operazioni del Comando di Corpo d'Armata Motocorazzata di nuova costituzione che doveva difendere Roma. Dal 12 al 22 settembre è trasferito presso il Comando di Roma Città aperta in qualità di Ufficiale addetto al Col. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Insieme creano la prima radio clandestina della Capitale in casa del Prefetto Moffa e, dopo essere scampati all'arresto dei vertici militari italiani, passano in clandestinità. Alla fine di ottobre, persuaso che la guerra sarebbe andata per le lunghe, Argenton, d'accordo con Montezemolo, si trasferisce al nord dove risiede la sua famiglia e qui continua l'attività clandestina organizzando una rete informativa e di collegamento tra il Friuli, con il capitano degli Alpini Francesco De Gregori (“Bolla”) delle Formazioni Osoppo, Venezia (casa Papadopoli) e Milano, in contatto con il Comando Militare Alta Italia. Nel capoluogo lombardo si reca anche per chiedere aiuti finanziari per l'organizzazione delle formazioni già sorte in Friuli.
Attraverso Alfredo Pizzoni, Presidente del C.L.N.A.I., Argenton si coordina con la guida politica della lotta di Liberazione e il 9 giugno 1944, alla costituzione del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà (C.V.L.) ne entra a far parte in rappresentanza del PLI, assieme a Ferruccio Parri (Pd'A), Luigi Longo (PCI), Enrico Mattei (DC) e Giovanni Battista Stucchi (PSI) sostituito per brevi periodi da Guido Mosna e Sandro Pertini.
Durante un'ispezione condotta in Veneto, il 10 settembre '44 è arrestato a Mantova e, dopo essere passato per le carceri delle Brigate Nere e dell'Ufficio Politico Investigativo, viene trasferito nelle mani del Maggiore Carità, proveniente da Firenze e insediatosi con la sua famigerata banda di SS italiane a Bergantino sul Po (Rovigo). Dopo lunghi ed estenuanti interrogatori diurni e notturni, con ripetute minacce di morte, Argenton fornisce a Carità false informazioni che lo inducono a recarsi a Milano. Ritenendo ineluttabile la conseguente ritorsione, alla vigilia di un'esecuzione ormai certa, la notte del 10 ottobre, riesce ad evadere in un estremo tentativo di salvezza. Il mattino seguente, infatti, Carità, davanti alla cella di Argenton, uccide con sette colpi di pistola il proprio vice, tenente di aviazione Luigi Manzella, erroneamente ritenuto responsabile della fuga. Dopo un mese di latitanza, Argenton riprende l'attività a Milano nel Comando Generale del C.V.L. assolvendo a delicati incarichi direttivi nella condotta della Resistenza, come vicecapo di Stato Maggiore, responsabile delle informazioni e collegamenti. Dopo l'arresto dei due ufficiali (Beolchini e Palombo) addetti al generale Raffaele Cadorna, comandante del CVL, l'8 febbraio 1945 Argenton è designato anche suo capo di Stato Maggiore.
La notte del 25 aprile '45 a Milano, alla vigilia dell'insurrezione, tutto il Comando è riunito nel Convento delle suore della Riparazione, in corso Magenta 79; la mattina del 26, giunta la richiesta di trattativa da parte della X Mas di Junio Valerio Borghese, Cadorna e Longo, d'accordo con gli altri, delegano a condurla Mario Argenton, assistito dal Cap. Federico Serego degli Alighieri. Al Comando Generale interessa disgregare le residue sacche di ostilità in un modo o nell'altro, meglio se evitando spargimento di sangue.
In una storica fotografia, simbolo della Liberazione, l'intero Comando del CVL – Mattei, Longo, Parri, Stucchi e Argenton, con al centro il generale Cadorna – è immortalato alla testa della sfilata dei partigiani a Milano, il 6 maggio 1945. Il 15 giugno, sciolto il Comando generale, Argenton è incaricato di dirigerne l'Ufficio Stralcio. Nello stesso anno, in rappresentanza del PLI, è fra i 16 nomi indicati dall'ANPI alla Consulta nazionale per la formazione dell'assemblea parlamentare costituente e, con Arrigo Boldrini, entra a far parte della Commissione Difesa. Mario Argenton è il primo partigiano a prendere la parola nell'Aula e a raccontare la Resistenza: “Abbiamo combattuto per tornare a testa alta fra gli uomini liberi in una libera Patria”.
Successivamente ha fatto parte del Comitato Nazionale dell'ANPI fino alla scissione avvenuta col Congresso del dicembre 1947. Il 18 luglio '47, al Piccolo Teatro di Milano, per iniziativa dei comandanti partigiani del Corpo Volontari della Libertà, veniva intanto decisa la costituzione della Fondazione CVL. Il Comitato Direttivo, risulta composto da Cadorna (Presidente), Longo, Parri, Stucchi, Argenton (Amministratore), Mattei e da un rappresentante per ognuna delle cinque formazioni partigiane. Con la cooptazione fin dall'inizio di Boldrini, quale segretario dell'ANPI, unica associazione partigiana allora esistente. La Fondazione è stata in seguito presieduta da Parri, Lionello Levi Sandri e dallo stesso Boldrini, contribuendo per oltre cinquant'anni a fornire assistenza ai partigiani in difficoltà e a promuovere iniziative per la valorizzazione della Resistenza.
Argenton è stato inoltre, sin dalla sua costituzione nel '45, componente della Commissione di 2° grado del Ministero della Difesa per il Riconoscimento qualifiche ed esame delle proposte ricompense al Valor Militare ai partigiani (Ricompart); ne è divenuto Presidente nel 1965, dopo le dimissioni di Luigi Longo.
Nel 1963, invece, dopo la scomparsa di Mattei, viene eletto alla presidenza della Federazione Italiana Volontari della Libertà (FIVL), carica che mantiene per tre anni.
Nel 1975, per il trentennale della Liberazione, Milano gli ha conferito la cittadinanza onoraria e la Medaglia d'Oro della Città.