Antonio Banfo
Attivo nell'organizzazione comunista clandestina torinese, nel 1932 il Tribunale speciale l'aveva condannato a tre anni di reclusione. Scontata la pena, Banfo non rinunciò all'attività clandestina e, nel marzo del 1943, fu tra gli organizzatori, a Torino, degli scioperi contro la guerra.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre, l'operaio &lquo; che era anche molto attivo nella Chiesa valdese - fu alla testa del Comitato di agitazione che egli stesso aveva promosso alla Fiat Grandi Motori. In questa importante fabbrica, Banfo diresse lo sciopero preinsurrezionale del 18 aprile 1945, ma nella notte tra il 18 e il 19 i brigatisti neri irruppero nella sua abitazione. Antonio Banfo fu prelevato col genero Salvatore Melis; al mattino i loro cadaveri furono trovati dinanzi ai cancelli della Grandi Motori.
A Torino ad Antonio Banfo, dopo la Liberazione, hanno intitolato una strada, in quella che era conosciuta come Borgata Monte Bianco. Una targa ne ricorda il sacrificio alla Scuola elementare "Pestalozzi". Al valoroso operaio era intitolata anche una delle più grandi Sezioni cittadine del PCI.
Un Circolo dell'ARCI ha contribuito alla stampa, nel 1998, presso l'editrice "Ananke", di un libro (Vita e morte di una voce torinese), curato da Emmanuela Banfo e Asio Ristori.