Renato Giachetti
Aveva soltanto quattordici anni quando diede vita al primo Circolo giovanile socialista nel suo paese natale. Tre anni dopo, vi costituì il gruppo degli amici dell'Ordine Nuovo.Nel 1921 Giachetti aderisce al neo costituito Partito comunista. Perseguitato dai fascisti, implicato in due processi politici, per evitare l'arresto emigra clandestinamente in Francia. A Lione è attivo nel Comitato regionale dei gruppi antifascisti di lingua italiana. Trascorre due anni a Mosca per studiare all'Università leninista, poi torna in Francia ed è chiamato a far parte dell'apparato centrale del PCI. È il 1929 quando comincia a compiere sempre più frequenti viaggi clandestini in Italia, per organizzarvi la lotta antifascista. Nel 1932, durante una di queste missioni, è arrestato a Milano dalla polizia. Deferito al Tribunale speciale è condannato a 12 anni di reclusione. Le amnistie gli evitano di scontare in carcere tutta la pena, ma la libertà la riavrà soltanto nell'agosto del 1943, quando potrà lasciare il confino, trascorso a Ponza e a Ventotene. Arriva l'armistizio e Giachetti prende parte alla Guerra di liberazione, operando, in diverse zone dell'Italia settentrionale, come ispettore delle "Brigate Garibaldi". Dalla seconda metà del 1944 all'aprile del 1945, l'ex operaio fiorentino farà parte del Triumvirato insurrezionale del Nord-Emilia. Tornerà la libertà in Italia, ma il dirigente antifascista non potrà mai più rivedere la sua compagna e la figlioletta che, deportate dai nazisti nel campo di concentramento di Ravensbrück, non ne sarebbero più tornate. Negli anni successivi alla Liberazione, Renato Giachetti si dedicò principalmente allo studio e all'insegnamento, a Milano e a Roma, dove diresse dal 1950 al 1953 la "Scuola centrale Quadri" del PCI e, successivamente, l'Istituto di studi comunisti.