Smuraglia: "Conto sull'aiuto di Raimondo"
“Assumendo la carica di Presidente nazionale dell’ANPI, il mio primo pensiero non può che andare al Presidente uscente, Raimondo Ricci.
Sto parlando di una persona di altissime qualità, professionali, politiche, morali”, inizia così “l’affettuoso pensiero al compagno, all’amico Raimondo Ricci”, di Carlo Smuraglia.
“Tutta la vita di Raimondo Ricci – scrive Smuraglia - è stata dettata e ispirata da ideali di democrazia, di antifascismo e di libertà. Ha guidato l’ANPI in condizioni difficili, non solo perché l’ANPI stava cambiando, ma anche per le sue condizioni fisiche personali. Di quest’ultime non voleva mai tener conto, spendendosi oltre ogni limite ed in ogni occasione, con un coraggio invidiabile ed una capacità di affrontare evidenti difficoltà materiali, che è propria solo degli uomini forti e determinati. L’avvicendamento è avvenuto con sincero rammarico, rendendosi conto tutti che, pur essendo Raimondo Ricci una persona in certo modo insostituibile, l’ANPI si trovava nella dolorosa necessità di non chiedergli uno sforzo ed un impegno che da tempo erano divenuti eccessivi. E la discussione nel Comitato nazionale sul tema della Presidenza si è svolta con l’unanime riconoscimento di ciò che Ricci è stato, in tutta la sua vita e per l’ANPI: un magnifico esempio di coerenza e di impegno”.
“L’elezione di Ricci alla Presidenza dell’istituendo Comitato d’onore – spiega Carlo Smuraglia - ci appare troppo poco, rispetto alla considerazione, alla stima ed all’affetto di cui è stato ed è tuttora circondato da tutta l’Associazione. Ma non c’era altra forma di riconoscimento che contenesse lo stesso, importantissimo, significato di testimonianza, appunto, dei sentimenti, delle riflessioni, delle idee, di tutti gli appartenenti all’organismo centrale dell’Associazione”.
“Ciò che possiamo sperare – continua il presidente dell’Anpi - è che Raimondo Ricci non ci abbandoni e continui ad aiutarci, nelle forme che riterrà e potrà, nel non facile lavoro che ci attende. Dobbiamo contare sull’aiuto di tutti; ma l’aiuto, il contributo, la partecipazione di Raimondo sono qualcosa di più importante, in certo modo di decisivo, di irrinunciabile. A nostra volta, dobbiamo fare il possibile per non lasciarlo solo, per essere vicini a lui, con fraternità e con affetto”.
Smuraglia prosegue poi con un ricordo personale.
“Conosco Raimondo – all’incirca dal 1942 – quando eravamo alla Scuola Normale di Pisa, in posizione diversa: io entrato da poco e lui, in certo modo “veterano”, ma assente perché richiamato alle armi e quindi vicino a noi, matricole o quasi, solo quando godeva di una licenza. Ho imparato da lui a fare scelte decisive, mi sono sentito suo amico, l’ho ammirato per la sua lucidità e per la sua fermezza. Ci siamo ritrovati anni dopo, nella militanza politica e, ancora più spesso, nell’attività professionale. Raimondo è stato un penalista brillantissimo, di un’efficacia straordinaria. Abbiamo fatto insieme alcuni processi (come sempre, per noi, dalla parte “giusta”) a La Spezia e Genova per alcuni gravi incidenti ferroviari che si erano verificati quasi contemporaneamente in quella tratta ferroviaria. Da ciò, una frequentazione anche conviviale, nelle pause del processo, lunghe chiacchierate, ricordando il passato e commentando il presente e il futuro, sempre con affettuosa amicizia”.
“Ci siamo poi ritrovati ancora – prosegue Smuraglia - nell’ANPI, in posizione diverse, dopo che erano capitate vicende personali anche tristissime e dopo che il degrado del Paese si era andato dipanando fino a livelli che ritenevamo impossibili (ma poi siamo stati smentiti: il peggio doveva ancora venire). Un rapporto, dunque, durato decine di anni, con varie vicende, vari periodi di distacco e vari momenti di frequentazione più intensa; ma sempre con la stessa stima e la stessa amicizia".
"Per questo – conclude Smuraglia - a tutti avrei voluto succedere fuorché a Raimondo; ma la vita ha le sue logiche implacabili, a cui non sempre è possibile contrapporsi. Posso dire soltanto che cercherò di essere come lui, di non perdere i contatti, di mantenere il rapporto di sempre. Qualunque cosa accada, la sorte ha stabilito per noi che dobbiamo restare (e resteremo) amici; così come resterà amica, con lui, e per sempre, l’intera nostra Associazione”.