L'unica resistenza vittoriosa, in territorio francese (occupato dall'Italia nel novembre 1942), per i militari italiani, è quella del VII corpo d'armata stanziato in Corsica e guidato dal generale Giovanni Magli. Questi stringe immediatamente un accordo con la resistenza locale e riesce a riportare in patria i propri reparti, tra i quali le divisione Friuli e Cremona, che nel 1944 si costituiranno in Gruppi di Combattimento e parteciperanno alla guerra di Liberazione sul territorio nazionale.
In Provenza, invece, è stanziata la IV armata, su nove divisioni e un totale di più di 140.000 uomini. La notizia dell'armistizio coglie l'armata in una fase di trasferimento verso l' Italia.
Il generale Mario Vercellino, comandante dell' armata, ha ricevuto la "Memoria 44" e sa di doversi opporre al transito dei tedeschi o a loro eventuali azioni di forza; dà, quindi, gli ordini relativi. Tuttavia, le colonne motorizzate tedesche, occupando i valichi alpini, i porti, i nodi stradali e ferroviari, precedono sistematicamente le nostre unità in lenta marcia di ripiegamento. Avvengono tentativi di resistenza a Grenoble, a Chambery, al Moncenisio, al Col di Tenda, alla stazione di Nizza, a Mentone.
Il 12 settembre Vercellino, considerati inutili e tendenzialmente pericolosi i tentativi di opporsi, proclama lo scioglimento dell'armata, lasciando decine di migliaia di soldati in balia di se stessi e dei tedeschi. Molti tentano di rientrare in Italia, molti altri entrano nelle fila della Resistenza francese. Alcune migliaia riescono a rientrare in territorio nazionale sfuggendo alla cattura tedesca, riparano sulle montagne piemontesi e costituiscono i primi nuclei armati partigiani, avviando così la Resistenza.