L'assassinio di Matteotti e l'assunzione di responsabilità (“morale”), per tale delitto, da parte di Mussolini, cambiano la natura del fascismo e le sorti del paese. Progressivamente, dal 1925 in poi e soprattutto attraverso le cosiddette “leggi fascistissime”, vengono aumentati i poteri della polizia; sono epurate le amministrazioni statali; viene eliminata, attraverso un inasprimento della censura, la libertà di stampa e di opinione, con la sospensione delle pubblicazioni non allineate. Il presidente del Consiglio diviene capo del Governo, e non si tratta di un semplice mutamento terminologico: egli esercita il proprio potere dovendo rispondere solo al re, dal quale è nominato, e non più anche al Parlamento. Le elezioni amministrative sono abolite, e il sindaco, di nomina regia, assume il nome di podestà. La monarchia parlamentare si trasforma in dittatura, e la stessa legge suprema dello Stato, lo Statuto Albertino, carta costituzionale flessibile (a differenza della Costituzione della Repubblica Italiana, che è “rigida”), viene piegata alle esigenze del regime.
Tra 1925 e 1926, alcuni falliti attentati alla vita di Mussolini (Tito Zaniboni, Roma, 4 novembre 1925; Violet Albina Gibson, Roma, 7 aprile 1926; Gino Lucetti, Roma, 11 settembre 1926; Anteo Zamboni, Bologna, 31 ottobre 1926) sono il pretesto per una violenta ondata repressiva che porta allo scioglimento di tutti i partiti, associazioni ed organizzazioni democratiche, nonché all' istituzione del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, che processerà antifascisti e intellettuali del calibro di Antonio Gramsci e Alcide De Gasperi, ma anche migliaia di cittadini responsabili solo di aver espresso, anche con una sola semplice battuta, una qualsiasi forma di dissenso o critica nei confronti degli organi dello Stato. Con il sostegno dell'OVRA, l'onnipresente polizia politica del regime, il Tribunale Speciale comminerà, negli anni della sua attività (1926-1943), migliaia di condanne al confino e al domicilio coatto, mentre numerosi personaggi della vita politica e culturale italiana sono costretti ad abbandonare il paese e a rifugiarsi in paesi come la Francia, dove non sempre saranno al sicuro.
Il fascismo invade ogni ambito della vita dei cittadini italiani, dalla politica – della quale è sconsigliabile parlare in pubblico –all' economia, dalla cultura all'educazione e al tempo libero. Il regime mira a formare i sudditi, fin dalla tenera età, in senso fascista e militarista, intervenendo in ogni ambito della loro vita quotidiana. Essenziale è l'alleanza con la Chiesa: i Patti Lateranensi, firmati nel 1929, chiudono l'annosa “questione romana” (nata nel 1861 con la proclamazione del Regno d'Italia, al quale tuttavia mancava la capitale naturale, Roma, nonché i territori dell'allora Stato Pontificio, e riguardante, anche, la permanente opposizione cattolica al processo risorgimentale. La “questione romana” fu notevolmente aggravata nel 1870, con la presa di Roma da parte dell'esercito italiano e, nel 1871, la proclamazione della città eterna quale capitale del Regno d'Italia) e riconoscono il Vaticano come stato indipendente e sovrano, sancendo, tra le altre cose, la reintroduzione dell'insegnamento della religione cattolica a scuola.
I Patti Laternanesi sono un successo importante per il fascismo e garantiscono a Mussolini e al suo regime anni di consenso e stima anche al di fuori dei confini nazionali, almeno fino al 1935-1936.
Sul piano interno, prende avvio, già nel 1923, il programma relativo alla politica agraria, che comprende i provvedimenti di bonifica integrale, volti ad aumentare la produzione. Nel 1933 nasce l'Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), che ha lo scopo di salvare dal tracollo le imprese italiane colpite dalla crisi economica del 1929, aumentando di fatto l'intervento e l'ingerenza dello Stato nelle politiche industriali. Un accorto e lungimirante uso della propaganda, che diffonde un'idea paternalistica del fascismo, promuove un'immagine benevola di quello che è ormai il Duce, il condottiero del popolo e della Nazione.
I riconoscimenti del mondo politico europeo, e specialmente di Gran Bretagna e Francia, affascinate dal metodo decisionista di Mussolini e dalla capacità dimostrata di irreggimentare, a scapito, ovviamente, delle garanzie e delle libertà democratiche, conferiscono al duce italiano il ruolo di mediatore tra questi stati e la Germania di Hitler nei primi anni Trenta.
Adolf Hitler (1889-1945) diviene cancelliere tedesco nel 1933; il suo piano politico prevede innanzitutto il riscatto della Germania dalle condizioni umilianti imposte dal trattato di pace di Versailles, arrivato alla fine della prima guerra mondiale.
L'aggressione italiana all'Etiopia nel 1935 avvicina Mussolini e Hitler. Condannata dalla Società delle Nazioni e sottoposta a dure sanzioni economiche, l'Italia fascista riceve l'appoggio della Germania e reagisce fomentando l'opinione pubblica interna contro Francia e Inghilterra. Autarchia in campo economico e culturale ed esasperazione del nazionalismo sono due delle immediate ma perduranti risposte fasciste all'isolamento del paese. Il regime, sul fronte interno, gode, in quel periodo, di uno dei più significativi momenti di consenso.
L'impresa etiope, portata avanti attraverso metodi e sistemi bellici spesso criminali, si conclude vittoriosamente nel 1936. Nasce così l'Impero, e contestualmente inizia la crisi della Società delle Nazioni. Per l'Italia fascista, quella in Etiopia è solo la prima di numerose e drammatiche avventure belliche.