Lorenzo Vanelli
Giovane socialista nel 1919, nel 1921 passò alla Gioventù comunista dirigendo, a Bologna, il gruppo della Crocetta, che ebbe molti scontri con gli squadristi. Nel 1923 Vanelli, licenziato dalle Ferrovie dello Stato per la sua partecipazione a scioperi e manifestazioni politiche, non riuscendo più in Italia a trovare lavoro, emigrò legalmente in Francia. Ad Auriac lavorò come manovale per poco più di due settimane, poi (dopo essersi scontrato con l'imprenditore, che non voleva pagare l'immigrato in base ai contratti vigenti), si spostò a Parigi. Qui Vanelli fece il lavapiatti, il mosaicista e altri mestieri sino a che, nel 1929, fu espulso dalla Francia per la sua attività politica e sindacale tra gli immigrati italiani.
In Belgio rimase due anni, sotto falso nome, facendo il carpentiere ed entrando nel Direttivo del Partito comunista del Belgio e del Lussemburgo. Amministrò anche il settimanale della Lega italiana antifascista Il riscatto sino a che, arrestato dalla polizia, dovette lasciare Bruxelles. Tornato in Francia clandestinamente, vi rimase sino al 1936 quando, dopo vari arresti e decreti di espulsione violati, il 28 settembre 1936 capeggiò, partendo dalla Casa del Popolo di Montreuil, una spedizione di 97 volontari antifascisti diretta a Perpignan e a Barcellona.
Per 28 mesi Vanelli combatté, col grado di tenente, nelle file della Brigata Garibaldi; per due volte fu ferito (a Casa de Campo e a Huesca). Il 7 febbraio 1939, il combattente antifranchista dovette riattraversare i Pirenei e tornare in Francia, dove lo attendevano i campi di internamento di Saint-Cipryen, di Gurs e del Vernet.
Nell'autunno del 1941 Vanelli, appena estradato in Italia, è mandato per cinque anni al confino a Ventotene. Lascia l'isola alla caduta di Mussolini e, nell'agosto del 1943, è già attivo a Bologna. Dopo l'armistizio, con altri militanti comunisti, comincia a raccogliere armi ed esplosivi per la lotta contro i tedeschi, che diventerà presto contro i nazifascisti e che condurrà come ispettore delle Brigate Garibaldi dell'Emilia-Romagna.
Negli anni successivi alla Liberazione, il "ferroviere" (come Vanelli amava qualificarsi), ha svolto, con grande impegno, compiti di direzione nelle associazioni combattentistiche antifasciste bolognesi e nazionali e, in particolare nell'ANPPIA e nella "Fratellanza ex Garibaldini di Spagna" (per la quale, in anni e anni di lavoro, ha raccolto un'imponente documentazione sulla guerra di Spagna).