Ermanno Angiono
Fin dalla giovinezza militò nell'organizzazione comunista clandestina e dopo l'armistizio entrò nella Resistenza, organizzando subito il movimento partigiano in Vallestrona. Angiono (nome di battaglia Pensiero), era già comandante del Distaccamento "Piave" quando, dal Comitato antifascista di Biella, giunse una direttiva per lo scioglimento delle bande. Pensiero vi si oppose, ma accettò di essere sostituito al comando del "Piave" dall'ufficiale di marina Piemonte Boni, in esecuzione della direttiva garibaldina di affidare preferibilmente ad ex ufficiali il comando militare delle formazioni partigiane. Angiono divenne così commissario politico del distaccamento, che operò in concomitanza con iniziative operaie e mantenendo stretti collegamenti con le popolazioni delle vallate. Quando da Cossato giunsero ai partigiani segnalazioni delle prepotenze che vi compivano i fascisti lì acquartierati, Angiono e Boni decisero di compiere un'azione nella cittadina. L'assalto doveva durare un'ora ed aveva l'obiettivo di catturare il maggior numero di repubblichini. In effetti, dodici fascisti furono catturati e trasferiti nella base partigiana di Mosso Santa Maria; ma non tutte le pattuglie avevano rispettato puntualmente gli ordini. Accortisi che alcuni loro uomini mancavano, Boni e Angiono, con il partigiano Edis Valle, decisero di tornare con una macchina a Cossato. Lì però erano già arrivati in forze i repubblichini da Biella. I tre partigiani dovettero affrontare un combattimento impari, che si concluse con la morte di Angiono e dei suoi due compagni, ma che costò ai fascisti otto morti e undici feriti. Il giorno dopo quelli del Distaccamento "Piave", che subì poi un temporaneo sbandamento, fucilarono a Mosso i repubblichini catturati a Cossato.