Appartenente all'Impero ottomano e occupato dall'Italia nel 1912, durante la guerra di Libia, il Dodecaneso (Sporadi meridionali) diviene ufficialmente il Possedimento italiano delle Isole dell'Egeo con il secondo trattato di Losanna (1923). Tale possedimento, che ha Rodi come capoluogo e dipende dal ministero degli Esteri e non da quello delle Colonie, è assegnato ad alcuni governatori civili, tra i quali Mario Lago (1922-1936) e Cesare Maria De Vecchi (1936-1940). È soprattutto nel periodo di De Vecchi che il fascismo arriva in Dodecaneso: il quadrumviro abolisce le autonomie, comprese quelle giuridiche, delle comunità locali; italianizza le scuole e dichiara illegale parlare in greco in pubblico. Tutto questo provoca il malcontento della maggioranza ortodossa, di sentimenti filo-ellenici, nei confronti degli italiani. Nel 1938 le leggi razziali italiane sono estese al possedimento, dove, fino ad allora, le comunità ortodossa, cattolica, musulmana ed ebraica hanno convissuto in maniera pacifica e sulla base di una profonda integrazione. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale il Dodecaneso viene assegnato a governatori militari (Ettore Bastico, dicembre 1940-luglio 1941; Inigo Campioni, luglio 1941-settembre 1943); vi vengono inoltre inviate numerose truppe che, con l'armistizio dell'8 settembre 1943, finiranno perlopiù prigioniere dei tedeschi, dopo aver provato, in alcuni casi (Kos, Leros), a resistere al fianco degli inglesi. La comunità ebraica, presente a Rodi e a Kos, verrà interamente deportata nell'estate del 1944 e scomparirà nell'inferno dei campi di sterminio.