L'area del VI corpo d'armata (Erzegovina e Dalmazia meridionale) è presidiata, all'8 settembre 1943, dalle divisioni Messina e Marche. Il comandante della Messina, il generale Guglielmo Spicacci, dopo aver condotto «un'abile azione di contenimento delle unità tedesche fino ai sobborghi di Ragusa [attuale Dubrovnik]», è costretto ad arrendersi «a seguito degli accordi intervenuti fra il vicecomandante della Prinz Eugen e il comandante italiano del settore dell'Erzegovina [gen. Sandro Piazzoni, comandante del VI corpo d'armata]». Spicacci scomparirà in prigionia (I. Muraca, I partigiani all'estero: la Resistenza fuori d'Italia, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza, Torino, Einaudi, 2006, p. 468).
La divisione Marche cerca invece di resistere in città. Nella notte tra l'11 e il 12 settembre i tedeschi fanno prigioniero il generale Giuseppe Amico, comandante della piazza, e chiedono il disarmo del presidio. I reparti, guidati da Piazzoni, attaccano i tedeschi e riescono a liberare Amico, ferendo il vicecomandante della Prinz Eugen. La popolazione, purtroppo, non insorge e la resistenza italiana viene sopraffatta. Il generale Amico, nuovamente catturato, è portato fuori città e ucciso. I suoi uomini, come quella della Messina, sono inviati nei campi d'internamento.