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Diplomazia clandestina

di Emilio Lussu, Baldini & Castoldi, 2010, pp.128, euro 15,00

Durante la lotta al fascismo, ci fu una “resistenza prima della Resistenza”. Fu una battaglia quotidiana, fatta non di azioni militari ma di strategia e programmazione politica. Una “diplomazia clandestina” con la quale gli antifascisti italiani cercarono di ricollocare nel panorama delle potenze occidentali il proprio Paese, in previsione della caduta del regime. A questa missione diplomatica, gli esuli italiani scelsero Emilio Lussu, uomo carismatico, eroe della prima guerra mondiale e protagonista di una avventurosa fuga dal confino di Lipari.

Scritti politici

Tra giellismo e azionismo (1932-1947).

Vittorio Foa, Bollati Boringhieri, 2010, pp.428, euro 18,00 

Padre costituente, azionista, sindacalista, Vittorio Foa è stato uno spirito libero del progressismo italiano, a partire dalla sua esperienza nella Resistenza, com’è documentato in questa raccolta dei suoi scritti politici (compresi tra il 1932 e il 1947), a cura di Chiara Colombini e Andrea Ricciardi.
 

Gli anni di Bulow/ Quelli di Bulow

"Gli anni di Bulow", di Cesare De Simone, Mursia 1996, pp.356
"Quelli di Bulow. Cronache della 28a Brigata Garibaldi", di Guido Nozzoli, Editori Riuniti, 2005, pp.263

“Tè tat’é da ciamé Bulow” (Tu ti devi chiamare Bulow). Quello che diventerà uno dei più leggendari nomi di battaglia della Resistenza fu “affibbiato” ad Arrigo Boldrini da un barbiere di Ravenna che si chiamava Michele Pascoli (autodidatta e studioso di storia napoleonica), vecchio antifascista che entrò anche lui nelle file partigiane e finì fucilato dai fascisti.

Don Antonio Vellutini

Un prete con i cattolici nell'Antifascismo e nella Resistenza livornese.

Lorenzo Bientinesi., Benvenuti e Cavaciocchi-Livorno, 2006, pp.183

Realizzato dalla Provincia di Livorno, il libro ripercorre il tormentato cammino nel territorio livornese del mondo cattolico tra Antifascismo e Resistenza. In questo contesto si inserisce la figura e il ruolo di don Antonio Vellutini con il salvataggio dei ragazzi dell’orfanatrofio  di Livorno, avviati alla deportazione. Un attacco aereo, però, fermò il treno che li trasportava alla stazione di Vada. I ragazzi riuscirono a fuggire e a salvarsi per opera di don Vellutini e delle famiglie locali che li accolsero e li nascosero.

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