Di una sola tribù, quella degli Auaghir, conosciamo, grazie agli studi di Angelo Del Boca, i dettagli del calvario delle deportazione,.
Il 27 giugno 1930 la tribù è costretta ad abbandonare il territorio che abita ed è avviata verso il campo provvisorio di Driana, distante una cinquantina di chilometri. Il 4 luglio successivo la marcia riprende. Migliaia di Auaghir, in gran parte donne, bambini e vecchi seguiti da centinaia e centinaia di capi di bestiame, camminano per circa 200 chilometri, attraverso territori desertici. La marcia dura dodici giorni e si conclude a Ghemines, per riprendere poco dopo, per un altro centinaio di chilometri, con il famigerato campo di Soluch come destinazione finale. In tale campo, gli Auaghir resteranno per ben tre anni.
Relativamente alla marcia degli Auaghir, la relazione del commissario italiano a Bengasi riferisce: "Non furono ammessi ritardi durante le tappe. Chi indugiava, veniva immediatamente passato per le armi. Un provvedimento così draconiano, fu preso per necessità di cose, restie come erano le popolazioni ad abbandonare le loro terre e i loro beni. Anche il bestiame che, per le condizioni fisiche, non era in grado di proseguire la marcia, veniva immediatamente abbattuto […]".
(citazioni e informazioni tratte da A. Del Boca, Gli italiani in Libia, Milano, Mondadori, 1994, vol. II, p. 181).