L'obiettivo della presenza tedesca in Italia durante il regime fascista repubblicano è triplice: assicurarsi la tranquillità sul territorio italiano, attraverso l'uso di uno «strumento fedele» quale dovrebbe essere la RSI (S. Colarizi, La seconda guerra mondiale e il dopoguerra, in La Storia d'Italia, Biblioteca di Repubblica, v. 21, p. 328); asservire l'economia italiana alle esigenze belliche del Reich; reclutare manodopera da impiegare al servizio dell'economia tedesca. Le linee direttrici prevedono la ridistribuzione territoriale delle imprese (trasferimento al nord degli impianti dell'Italia centromeridionale per sottrarli all'avanzata delle truppe anglo-americane); il decentramento delle stesse industrie settentrionali per evitare che la concentrazione favorisca i bombardamenti; la chiusura degli impianti non essenziali agli scopi bellici. La maggior parte di ciò che viene prodotto – beni di consumo o attinenti l'attività bellica – è avviato verso la Germania.
Un ulteriore strumento di assoggettamento economico è rappresentato dalla requisizione di manodopera. Nelle regioni del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, sottoposte ad amministrazione speciale, la precettazione assume i caratteri della deportazione in massa di gran parte della popolazione maschile valida. Nel resto del territorio italiano occupato il reclutamento coatto è affidato alle autorità fasciste, che anche in questo si dimostrano incapaci e impotenti. L'obiettivo fissato da Fritz Sauckel, plenipotenziario del Lavoro della Germania hitleriana, è di “reclutare” in Italia, entro il gennaio 1944, almeno un milione e mezzo di lavoratori; entro l'aprile di quell'anno, però, sono partiti per la Germania poco più di 25.000 italiani (S. Colarizi, La seconda guerra mondiale e il dopoguerra, cit., p. 344)
Disoccupati, operai licenziati, scioperanti, partigiani catturati, civili fermati durante i rastrellamenti, intere classi di precettati, detenuti comuni, diventano un serbatoio di forza lavoro da trasferire in Germania al servizio del Reich. Caricati sui vagoni e deportati nei lager, gli italiani di queste regioni moriranno a migliaia.
Grazie anche all'appoggio della Repubblica di Salò, l'Italia è diventata una preda di guerra, assoggettata a un regime di occupazione non diverso da quello riservato agli altri paesi europei sotto il controllo tedesco.