Il primo bilancio ufficiale delle perdite italiane nella guerra d'Etiopia viene diffuso nel 1938 a opera dell'onorevole Giuseppe Giardina. I morti dell'esercito risultano essere 2.317, quelli della milizia 1.165, mentre aeronautica e marina contano rispettivamente 193 e 56 caduti. A queste cifre si aggiungono le 78 vittime (in realtà 85) del cantiere Gondrand – un eccidio di operai italiani ed eritrei avvenuto il 13 febbraio 1936 – per un totale di 3.809 morti. Vanno aggiunti, secondo Del Boca, 88 caduti della marina mercantile e 453 operai deceduti per malattie o altre cause. Secondo lo studioso, che riporta le cifre di Giardina, la stima – non definitiva a causa della contraddittorietà delle cifre documentabili – è dunque di almeno 4.350 vittime italiane e un numero doppio di feriti.
Anche il costo finanziario della guerra non è facilmente calcolabile. Il ministro delle finanze Thaon di Revel lo quantifica, già nel 1936, in 12 miliardi e 111 milioni di lire per la spedizione vera e propria. A questa spesa vanno aggiunti i costi della mobilitazione e dell'addestramento delle truppe; il costo del potenziamento, sia in uomini sia in mezzi, dei reparti di supporto presenti in Libia e nelle isole dell'Egeo; il peso logistico della campagna sostenuto da Eritrea e Somalia; le spese relative al personale civile, all'ingaggio di mano d'opera, al trasporto degli operai, alle opere pubbliche, al pedaggio del canale di Suez. Sulla base dei dati contenuti nell'archivio di Thaon di Revel, Del Boca giunge alla cifra complessiva di 40 miliardi di lire.
Se è difficile valutare i costi per l'Italia, quasi impossibile è farlo per l'Etiopia, sia per la scarsità dei documenti sia per la loro discutibile attendibilità. Le stime italiane parlano di 40-50 mila uomini persi dagli abissini sul fronte nord e 15-20 mila a sud. Le fonti etiopi fanno invece riferimento a una cifra molto più ingente: 275 mila morti, civili compresi.
Il costo materiale della guerra, secondo un documento ufficiale etiopico, è di 26.813.155 sterline. A questa cifra va aggiunto il bestiame distrutto, valutato in 44 milioni di sterline. Sono andati persi 5 milioni di buoi, 7 milioni di ovini, 1 milione di cavalli e muli, 700 mila cammelli. In 2 milioni di sterline è valutato il costo delle 2.000 chiese bruciate, dei libri e dei dipinti andati perduti e in 10 milioni e mezzo il costo delle 525 mila case e capanne distrutte.
(I dati e le informazioni presenti in questa scheda sono tratti da A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale. La conquista dell'Impero, Milano, Mondadori, 1992).