Bibliografia di Resistenza e Fascismo
Ci chiamavano libertà
Donatella Alfonso, Ed.De Ferrari, 2012, pp. 181, euro 16,00
Donatella Alfonso
Senza sapere da che parte stanno
Padre Libero Raganella, Bulzoni Editore, 2003, pp.366, euro 21,00
Tra i diari scritti tra il 1943 e il 1944, su Roma occupata dai nazisti, spicca questo di padre Libero Raganella, nato il 7 maggio 1914 nel popolare quartiere di San Lorenzo, dove poi ha trascorso gran parte della vita, in qualità di sacerdote ed educatore presso la parrocchia dell’Immacolata e San Giovanni Berchmans e l’annessa Opera Pio X, dei padri Giuseppini del Murialdo.
Grazie NO
Giorgio Bocca, Feltrinelli, 2012, pp.112, euro 10,00
Questo pamphlet di Giorgio Bocca (1920-2011), uscito dopo poche settimane dalla sua scomparsa, nel giorno di Natale, è il contraltare di “Indignez vous!” di Stéphane Hessel (vedere scheda del 10 gennaio 2011, in “Archivio recensioni”). Come Hessel, ultranovantenne ex partigiano francese, Bocca quasi coetaneo fu un giovane partigiano con le formazioni di Giustizia e Libertà. Come Hessel, in queste pagine, denuncia l’indignazione degli onesti nel “Paese dei corrotti”: «Esistono due Italie separate e non comunicanti.
Il futuro della memoria
Stefania Consenti, Paoline - Collana Uomini e donne n. 126, 2011, pp. 144, euro 11,50
“Noi abbiamo tenuto vivo l’interesse, la fiammella della conoscenza sulla Shoah, ma il futuro dipende dall’uso che si farà di questa mole di documenti” (Nedo Fiano).
“La lezione del passato diventa paradigma per il riconoscimento dei segnali di devianza nella realtà attuale e richiama il tema della responsabilità. Per questo è importante continuare a parlare di Shoah” (Liliana Segre).
Guerra in Val d’Orcia
Iris Origo, Le Balze, 2000, pp.304, euro 13,00
Tra il Monte Amiata e il lago Trasimeno, in una zona che fino a qualche decennio fa era dominio della nuda argilla, c’è una grande fattoria dal classico nome toscano, La Foce. Durante l’ultima guerra si aprì ai sofferenti e ai perseguitati: profughi, ribelli, bambini, senza tetto, prigionieri in fuga, ebrei braccati, partigiani feriti. Ospiti pericolosi, da sfamare e da proteggere, accolti dalla famiglia Origo.
Il mondo è una prigione
di Guglielmo Petroni, Feltrinelli, 2005, pp.142, euro 7,00
Tra il 3 maggio e il 4 giugno 1944, a Roma, lo scrittore Guglielmo Petroni è arrestato dai nazifascisti e condotto in carcere, dove subisce interrogatori e torture. Finchè, con l’arrivo degli Alleati, è salvato dalla condanna a morte e può fare ritorno a Lucca, sua città natale. Nuovamente libero, affronta il faticoso viaggio verso la Toscana, in preda a una sorta di smarrimento esistenziale e di spaesamento.
La mia ombra a Dachau
a cura di Dorothea Heisera, Mursia, 1997, pp.185.
“L’inferno di Dachau/l’ho conosciuto nel sole./Un campo, baracche allineate,/muro di recinzione, un fossato,/filo spinato percorso dalla morte.”
Ribellarsi è giusto
di Massimo Ottolenghi, Chiarelettere, 2011, pp.121, euro 12,00
"Occorre completare quello che nella rinascita della Liberazione purtroppo è rimasto incompiuto. Non si tratta di mere preoccupazioni giuridiche o tecniche. È in gioco la qualità umana del vostro futuro". (Dall’Appello, pubblicato in apertura del libro)
Una voce alta e forte, quella di Ottolenghi lanciata attraverso un intero secolo. È il grido di un avvocato, classe 1915, ebreo torinese, partigiano assieme ai padri della Costituzione.
Da Spalato a Wietzendorf. 1943-1945
Enzo De Bernart, Mursia, 1973, pp.190
L’Autore, classe 1914, giornalista, fu richiamato alle armi nel 1940 con il grado di sottotenente di fanteria; dopo pochi mesi sul fronte greco-albanese fu rimpatriato per malattia, nel 1942, inviato a Spalato a dirigere un giornale per i soldati. In licenza a Roma il 25 luglio 1943, ritornò a Spalato subito dopo la caduta del fascismo e seguì dal comando della divisione “Bergamo” le tragiche vicende delle truppe italiane ivi dislocate, dopo l’8 settembre.
Intervista a Primo Levi, ex deportato
di Anna Bravo-Federico Cereja, Einaudi, 2011, pp.XXVI-96, euro 10,00
“Nel campo avevo un quaderno, non più di venti righe. Avevo troppa paura, il fatto stesso di scrivere era sospetto. Non erano appunti, era la voglia di tenere appunti, tanto sapevo che non avrei potuto conservare nulla. Se non nella memoria”.
“Testimone del vissuto”: così si presenta Primo Levi, in questa intervista del 1983 (tradotta in molti paesi tra cui Francia, Grecia e Argentina). In un dialogo con gli Autori, Levi racconta il retromondo dei gesti quotidiani ad Auschwitz, i volti e le storie dei personaggi dei suoi libri.